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Lo Yoga Tantrico: naturalità spontaneità e relazione
può essere molto più brava nel con- centrare l’energia di una giovane, ma può essere molto meno flessibile nel fisico. La connessione tra l’insegnante e l’allievo diventa uno degli aspetti più profondi dell’esperienza dello yoga. Così, dal mio punto di vista, è davve- ro poco importante se un allievo in un asana non mette le mani o le gambe al posto giusto, perché nel metterle in un posto diverso da quello che, come insegnante, gli indico, mi sta sugge- rendo qualcosa di significativo di cui ho da tener conto».
La «grande rivoluzione» dello Yoga Tantrico, secondo Yoko «lo yoga del futuro», è il dismettere totalmente la dualità, la separazione, tra corpo e spi- rito, «non a parole, ma nei fatti».
Info: www.centroyogayoko.it Dosson di Casier - TV
«Uno yoga dove l’ascesi e lo sforzo non sono più necessari e dove il focus viene posto sulla consapevolezza e sul seguire il flusso naturale del corpo. È una pratica che può essere riassunta in queste parole: naturalità, sponta- neità, morbidezza, consapevolezza, meditazione».
Lorena Trabucco (Yoko), ha fatto un percorso che l’ha portata dalla prati- ca dell’Hatha Yoga allo Yoga Tantrico dopo aver conosciuto gli insegnamen- ti del grande maestro indiano Osho.
«Mentre nel primo approccio la prati- ca dello yoga è una disciplina per rag- giungere il controllo e il superamento
dei propri limiti, l’approccio tantrico cambia la prospettiva – afferma Yoko -. Per il Tantra la natura degli esseri uma- ni è già divina, si tratta di assecondar- la. Nel Tantra non c’è lotta, non ci sono “no”, nel Tanta si dice “sì”».
Cosa cambia esattamente nella pratica? «Uno dei più importanti cambiamen- ti da me adottati grazie alla prospet- tiva tantrica è di mettere l’individuo al centro - risponde -. Il risultato è un ben-essere interiore duraturo dove l’individuo diventa consapevole di non essere un’isola e nel contempo che l’armonia è un lavoro interiore. Lo yoga è al servizio della fioritura dell’essere umano. Ciò richiede da
parte dell’insegnante una grande co- noscenza, sensibilità, adattabilità al flusso e alle situazioni di momento in momento».
Quindi una pratica per ogni situazio- ne e per tutti. Da adattare secondo le esigenze di sesso, età, costituzione e salute fisica di ciascuno, e anche stile di vita.
«La pratica dello yoga deve essere adattata all’individuo – continua Yoko -. L’età ad esempio è un elemento mol- to importante. Una persona di 50 anni
Yoga, tanti sentieri un’unica meta: l’un
Vinyasa Yoga: conquistare il sé nel flusso della vita
presenza, dimora della pace, della sta- bilità e della beatitudine. Soltanto un pratica continuativa e metodica può condurci progressivamente alla sua realizzazione».
Era uno stile di yoga, il Vinyasa, qua- si scomparso dalla cultura popolare indiana, confinato per secoli in eremi e monasteri. È stato riscoperto dal
maestro Tirumalai Krishnamacharya (1888-1989), uno dei padri dello yoga moderno, e poi diffuso in Occiden- te grazie al contributo di alcuni suoi importanti allievi.
Info: www.centrokaruna.it Silea - TV
I sentieri sono tanti, la metà è una: l’unione. “Unione” è infatti il significato della parola sanscrita “yoga”. La pratica dello yoga lavora in modo integrato su corpo, mente e spirito, regalando un’accresciuta consapevolezza
e capacità di relazione con sè stessi, con gli altri, con ciò che circonda. Gli stili di yoga
sono tanti. Autorevoli, quelli provenienti da maestri ispirati, che di volta in volta,
in epoche diverse, hanno reinterpretato questa millenaria disciplina indo-vedica per adattarla al proprio tempo.
Conoscere i diversi stili e sensibilità è il primo passo. Il secondo è: sperimentare..
«Praticato da milioni di persone in tut- to il mondo, il Vinyasa è probabilmen- te lo stile di yoga più adatto all’uomo occidentale che, per la vita che condu- ce, stressante e sedentaria, fa fatica a fermarsi e a raccogliersi in sé. Attraver- so questo stile di yoga, giovane nelle modalità ma saldamente radicato nella saggezza delle sue antichissime origini, chi pratica ha l’opportunità di riconquistare se stesso e sviluppare il proprio potenziale».
Fabio Manfredi (Krishna Bhakti das), insegna Vinyasa Yoga al centro cultu- rale Karuna, a Silea, e in altre palestre della provincia di Treviso.
«I benefici tangibili a cui porta questo tipo di yoga sono molteplici spiega -: sviluppo della concentrazione, chia- rezza mentale, accrescimento della forza vitale, potenziamento muscola- re, agilità e senso profondo di libertà e benessere interiore».
Il termine vinyasa riferisce all’allinea- mento del movimento al respiro, un metodo che trasforma le posture sta- tiche (asana) dell’Hatha Yoga in un flusso dinamico.
La lunghezza di inspirazione ed espi- razione determina il periodo di tran- sizione tra le diverse posture, le qua- li vengono a loro volta mantenute per un numero predefinito di respiri. L’attenzione è dunque posta sul re- spiro e sul passaggio tra gli asana, pur mantenendo una grande attenzione sugli allineamenti delle diverse parti del corpo. Il ritmo incalzante con con- tinue affascinati variazioni, rendono questa disciplina un eccellente eserci- zio fisico, in grado di mantenere il cor- po in ottima efficienza in tutte le fasi della vita.
Il termine vinyasa è composto di due parole: “presenza” (vi) e “cambiamen- to” (nyasa).
«Nella pratica del “vinyasa”, come nella vita, il corpo e la psiche (di cui la mente è un elemento) attraversa- no un flusso ininterrotto di cambia- menti che spesso ci mettono a dura prova – spiega Manfredi -. Eppure in questa trasformazione continua, ognuno di noi intuisce la presenza di una centro immutabile: l’atman, l’esi- stenza e la sua coscienza. Nel vortice della vita quotidiana non è semplice cogliere la natura profonda di questa
La filosofia e le pratiche di Shrii Shrii Anandamurti
CENTRO CULTURALE
L’Hatha Yoga, lo yoga fisico che si pratica all’Ananda Marga Center Treviso, è solo una delle pratiche di consapevolezza che qui vengono proposte.
«Nel sentiero degli otto passi di Patanjali, lo yoga fisico è la terza tappa - spiega Vikranta (Vittorio Benvenuto) -. I primi due sono yama e niyama, norme che aiutano a migliorarsi e indicano come con le proprie azioni ci si possa mantenere nel sentiero spirituale. Un esempio? La prima regola di yama, ahimsa, invita ad astenersi dalla violenza gratuita, non solo con le azioni ma anche con le parole e con il pensiero, verso qualsiasi essere vivente: pianta, animale o umano. Questo è anche uno dei motivi per cui nel nostro sentiero è consigliato il vegetarianesimo. Gli altri passi hanno a che fare con pratiche di controllo dell’energia, di concentrazione, di meditazione e di contemplazione».
Ananda Marga, dal sanscrito “sentiero della beatitudine”, è stata fondata
in India nel 1955 da Prabhat Ranjan Sarkar (1921-1990), conosciuto con il nome spirituale di Shrii Shrii Anandamurti, secondo cui il totale potenziale umano può essere raggiunto attraverso un percorso di crescita interiore e servizio alla società. Riconosciuta ufficialmente in Italia dal 1977, è attiva in tutto il mondo e sostiene anche attività di servizio sociale come: children’s home, scuole, soccorso in caso di calamità, etc. L’Ananda Marga Center Treviso è aperto a tutti e le pratiche spirituali e la meditazione vengono insegnate gratuitamente perchè sono considerate un diritto di nascita a tutti gli esseri viventi.
Info: www.yoga.treviso.it Villorba - TV
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